È finalmente disponibile, per essere liberamente scaricabile, il Report finale degli Studi per il Piano di Area dell’Alta Murgia. Lo studio è il frutto di uno studio approfondito, coordinato dal prof. Dino Borri.

È finalmente disponibile, per essere liberamente scaricabile , il Report finale degli Studi per il Piano di Area dell’Alta Murgia.
Lo studio è il frutto di uno studio approfondito, coordinato dal prof. Dino Borri.

Lo studio mira ad approfondire le conoscenze su questo territorio di recente 'riscoperto' ma ancora largamente sconosciuto, suggerendo nuovi orizzonti di possibilità per costruire rapporti diversi fra i modi della trasformazione antropica e l'ambiente e, soprattutto, che induca gli abitanti e le istituzioni a prendersi cura di questo territorio così denso di valori di natura e cultura, e quindi così ricco di opportunità, ma anche così fragile e vulnerabile.


Dall'introduzione del report finale a cura di:
Dino Borri,
Angela Barbanente,
Mario Minchilli,
Francesca Pace,
Franco Selicato


Bari, settembre 2002

"Questo lavoro si chiude con qualche incertezza e una speranza. Le incertezze attengono al processo di istituzione del parco nazionale, ancora non concluso e percorso da tensioni, contrasti, conflitti, come peraltro sempre accade quando le società locali hanno di fronte il difficile compito di creare nuovi percorsi di sviluppo, differenti rispetto a quelli dominati dalle istanze di modernizzazione accelerata del recente passato.

Ma esse attengono anche al destino inevitabilmente incerto di uno studio orientato all'azione, che si offre a letture e interpretazioni plurali, e che può essere usato per scopi e intenti diversi. La speranza riguarda la possibilità che questo studio sia utile all'Alta Murgia: che solleciti ad approfondire le conoscenze su questo territorio di recente 'riscoperto' ma ancora largamente sconosciuto, che sveli nuovi orizzonti di possibilità per costruire rapporti diversi fra i modi della trasformazione antropica e l'ambiente e, soprattutto, che induca gli abitanti e le istituzioni a prendersi cura di questo territorio così denso di valori di natura e cultura, e quindi così ricco di opportunità, ma anche così fragile e vulnerabile.

Il lavoro si articola in cinque parti. La prima parte indaga la complessità delle risorse ambientali. I caratteri generali dell'area, riferiti alla comprensione delle componenti ecologiche e biologiche, sono illustrati quali esiti di una molteplicità di fattori - geomorfologici, climatici, di trasformazione antropica storica e recente -, evidenziando in particolare gli aspetti legati alla presenza di zone boschive residuali e con specifica individuazione delle unità ecosistemiche. In tale contesto i lineamenti della flora e della fauna evidenziano la caratterizzazione di un paesaggio vegetale rappresentato in gran parte da una diffusa distesa di pascoli rocciosi, con presenze arbustive ed arboree che interrompono l'uniformità del paesaggio, specialmente verso i margini orientali del comprensorio altomurgiano. Lo studio evidenzia altresì gli ambiti e l'entità dell'intensa trasformazione agraria praticata soprattutto negli ultimi anni e riguardante l'attività di "miglioramento agrario" del pascolo roccioso, sostanzialmente consistente nella frantumazione delle rocce affioranti e nella messa a coltura cerealicola delle originarie steppe mediterranee. Alla luce delle analisi condotte, una proposta di zonazione operata su base ecologica mira pertanto a definire indirizzi normativi orientati a favorire quei processi di rinaturalizzazione, ritenuti fattori indispensabili per la ricostituzione di sistemi naturali complessi. Un tale approccio discende anche dalla concreta possibilità di sviluppo futuro di una capillare organizzazione del territorio a scala nazionale, secondo il concetto di reticolarità ambientale definito dall'ecologia del paesaggio.

Gli aspetti forestali sono analizzati attraverso l'approfondimento dei tipi vegetazionali e la lettura dettagliata dei principali boschi ad alto fusto e a ceduo, evidenziandone i tipi fisionomici, lo stadio evolutivo e il grado di copertura. Da tutto ciò discende la possibilità di articolare proposte di interventi selvicolturali, attraverso la definizione di una graduatoria delle priorità, dettata dal carattere di urgenza determinato da situazioni di maggiore anormalità. Una particolare attenzione è poi rivolta alla comprensione del sistema faunistico, qui analizzato nel dettaglio di tutte le specie faunistiche, attraverso una serie di parametri valutativi che ne descrivono lo status, la distribuzione, il valore conservazionisticoscientifico, le problematiche di conservazione e il grado di minaccia. Gli obiettivi di conservazione, in particolare, ancorché parzialmente affidati al recepimento dei vincoli faunistici definiti dalla normativa vigente e presenti nel territorio dell'Alta Murgia sotto forma di oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura, sono ricondotti alla necessità di definire strategie globali di gestione degli habitat più importanti per la fauna dell'intero territorio e strategie localizzate e mirate alla conservazione di quelle specie maggiormente a rischio. In tale ottica si inquadra, nel caso specifico, la proposta di perimetrazione degli habitat faunistici. L'analisi delle componenti geologiche, pedologiche e idrogeologiche evidenzia i caratteri strutturali dell'altopiano murgiano, esplorandone gli aspetti morfologici, carsici, stratigrafici e tettonici.

Particolare attenzione è posta infine sulle problematiche connesse alle attività estrattive, per le quali oltre ad illustrarne le caratteristiche - dipendenti dal tipo di pietra cavata nei diversi bacini coltivati del territorio in esame -, si propone una regolamentazione dettata sostanzialmente da esigenze di tutela ambientale, controllo e recupero delle cave in esercizio e di quelle non attive. La seconda parte riguarda la giacitura storica e le trasformazioni dell’insediamento e del paesaggio. La ricognizione archeologica si offre come strumento di indagine e di tutela, basandosi su una schedatura che consente di documentare diacronicamente ed esaustivamente i rinvenimenti nei rispettivi contesti ambientali e di individuare l’articolazione del popolamento, l’utilizzazione del territorio e le relative infrastrutture. Essa è premessa per la redazione di una carta archeologica e la prefigurazione del rischio.

Il capitolo dedicato alla storia dei luoghi propone una lettura incentrata sul sistema di flussi di uomini, merci, decisioni, influenze, che ha costruito nei secoli ciò che resta del paesaggio murgiano. Secondo tale lettura, è proprio il venir meno di tale sistema e il suo ricomporsi in forme polarizzate che ha decretato la marginalità dell’Alta Murgia. Ne consegue, quale prezioso suggerimento per l’azione di tutela, che le attenzioni vanno centrate, più che su singoli luoghi, su relazioni fra luoghi, per ricomporre una grammatica espressiva delle dominanti ambientali di questo territorio.

La sezione relativa all’insediamento rurale cerca di cogliere i nessi dei manufatti con il territorio e il paesaggio-ambiente sulla base di analisi paesaggistico-ambientali, storico-tipologiche e costruttive. In particolare, l’Alta Murgia si caratterizza per l’estrema varietà delle organizzazioni tipologiche e delle situazioni paesaggistiche cui fa riscontro una altrettanto varia produzione di elementi architettonici e soluzioni costruttive che utilizzano materiali e tecnologie rimaste sostanzialmente invariate per secoli. E’ negli ultimi decenni che il tradizionale rapporto fra insediamento e ambiente, tende ad alterarsi fortemente: nuove esigenze, ma soprattutto, nuove tecnologie e nuovi materiali sostituiscono quelli originari, perdendo ogni legame con la storia, con la cultura del costruire, con i caratteri del paesaggio. Nuovi materiali da costruzione gradualmente sostituiscono la pietra e il tufo, nuovi volumi si aggiungono ai nuclei esistenti, parti significative dei preesistenti organismi architettonici sono sostituite o integralmente trasformate utilizzando strutture, materiali, finiture in dissonanza con i caratteri tradizionali del paesaggio. L’analisi del paesaggio, infine, considerando l’intero territorio del parco così come individuato dalla Conferenza dei Servizi del 1993 come unica unità di paesaggio articolata in tre ambiti (della Fossa Bradanica, del cuore altomurgiano e del margine esterno degradante verso il versante adriatico), mira a cogliere l’identità del paesaggio murgiano attraverso la lettura dei segni preminenti che ne costituiscono la struttura. Il risultato principale dello studio è rappresentato da una valutazione del paesaggio riconducibile a quattro macro-categorie: qualità-identità, rilevanza, vulnerabilità, criticità.

La terza parte, dopo l’esame dell’evoluzione demografica, occupazionale, produttiva e aziendale dei tredici comuni ricadenti nell’Alta Murgia, focalizza l’attenzione su tre aspetti delle recenti trasformazioni del territorio murgiano: i rapporti fra il “distretto del salotto” e il processo di istituzione del parco, le trasformazioni agrarie e le politiche di sviluppo rurale, gli strumenti e le pratiche di pianificazione del territorio. Essa si conclude un’analisi delle possibili implicazioni sulle attività agricole, sull’agriturismo e le attività ricreative, derivanti dall’istituzione del parco. In particolare, a partire dagli anni Ottanta la storica immagine dell’inospitale altopiano sembra essere sostituita da quella di un nuovo ambiente insediativo caratterizzato da due primari elementi di centralità: da un lato, il decollo del distretto del salotto imbottito, dall’altro, la ‘scoperta’ della singolarità e dei cospicui valori ambientali di questo grande vuoto insediativo, che oggi ostenta la sua apparente nudità in opposizione alle densità dei luoghi dell’espansione e della diffusione urbana recente. Il capitolo si sofferma sulle ‘interferenze’ fra i due processi, sottolineando la necessità di concepire politiche di sviluppo durevoli che evitino il moltiplicarsi di situazioni ‘sregolate’ inevitabilmente precarie, oltre che dissipatrici di preziose risorse ambientali.

Il capitolo sulle trasformazioni agrarie si concentra, da un lato, sulla individuazione di elementi e segni territoriali che concorrono a definire il quadro delle identità del territorio altomurgiano, dall’altro, sull'elaborazione di una carta d’uso del suolo agricolo. Una specifica sezione dello studio è poi dedicata all’attività zootecnica con la finalità di dare conto delle recenti dinamiche del settore e definire il ruolo degli allevamenti, soprattutto ovi-caprini, nell’economia locale. Esso si conclude con un’analisi degli esiti del Programma di Iniziativa Comunitaria LEADER II, oltre che della PAC e delle misure di sviluppo rurale previste dagli strumenti di programmazione regionale, evidenziando quelle che potrebbero favorire la crescita dell’economia agricola dell’area del parco, anche alla luce dei recenti orientamenti di revisione dell’intervento pubblico comunitario in materia. Segue una ricognizione dello stato dei vincoli e della pianificazione con particolare riferimento ai cosiddetti "territori aperti". Essa rivela un quadro di generale carenza di piani di area vasta che si occupano di tali territori, fatta eccezione per il recente PUTT/Paesaggio, e una situazione normativa, basata essenzialmente sui piani comunali, che trascura gli aspetti produttivi e l’influenza che le trasformazioni antropiche possono produrre sul paesaggio rurale, interessandosi prevalentemente dell’insieme delle opere fondiarie che concorrono in larga misura alla definizione dell’ambiente agricolo e dello stesso territorio aperto e, tra queste, riferendosi soprattutto agli interventi edilizi. Il capitolo si chiude con un contributo di taglio non solo analitico ma anche propositivo. Esso assume quale prospettiva la trasformazione dei vincoli derivanti dall’istituzione del parco in opportunità per lo sviluppo dell’economia locale. Per raggiungere quest’obiettivo, si ritiene che la politica del parco debba proporre visioni strategiche capaci di suscitare, nei soggetti pubblici e privati, scelte e comportamenti “autoregolativi”, finalizzati al governo e alla cura del territorio. Più in particolare, un’impostazione prevalentemente vincolistica delle politiche può condurre a una crescita dei costi unitari di produzione con conseguente abbandono dell’agricoltura più debole, contribuendo in tal modo al degrado dell’ambiente. Pertanto, si propone una politica d’interventi precipuamente mirati alla conservazione di lungo periodo e tendenti a indirizzare le scelte degli ordinamenti colturali contemperando produttività ed eco-compatibilità. Essa potrà attuarsi tramite interventi progettuali prioritari, come l’incentivazione dell’agricoltura biologica, il recupero e la valorizzazione di colture tradizionali e tipiche, la sperimentazione di tecniche innovative e di colture nuove più compatibili con la conservazione del capitale naturale, la conservazione degli elementi caratterizzanti il paesaggio agrario e storico e dei suoi segni. La quarta parte rende conto, innanzitutto, del processo di mobilitazione di conoscenze multiple orientate al progetto, prodotte nel corso dello studio. Questo ha coinvolto gli abitanti e le istituzioni quali protagonisti locali, assieme agli esperti portatori di competenze multidisciplinari. Si tratta, dunque, di conoscenze e visioni differenti. I punti di vista ‘esterni’, da un lato, ripercorrono in chiave interpretativa le vicende legate all’istituzione del parco, dall’altro, propongono una valutazione multidisciplinare in merito a quattro possibili ipotesi di delimitazione fondate sugli obiettivi alla base della sua istituzione. Il punto di vista interno è invece rappresentato dal comitato promotore del parco. La sezione si conclude con indirizzi di tutela. Questi sono basati su: i. le analisi specialistiche contenute nelle prime tre parti di questo studio; ii. i quadri valutativi inerenti a punti di forza e di debolezza, opportunità e criticità; iii. lo studio delle relazioni e degli intrecci dinamici tra i diversi ‘temi’, che costituiscono l’identità complessiva del paesaggio murgiano, anch'essi ricostruiti sulla base degli studi di settore e con il supporto del Sistema Informativo Geografico. Gli indirizzi mirano a fornire orientamenti ai decisori per l’attuazione di iniziative di tutela in varie sedi di programmazione e pianificazione, anche prima della conclusione dell’iter istitutivo e della conseguente entrata in vigore delle norme di salvaguardia, della costituzione dell’ente parco e della redazione del piano del parco. Il lavoro si conclude con l'illustrazione dei dettagli tecnici e metodologici di tutte le operazioni svolte per la formazione della base di conoscenza territoriale; infatti l’acquisizione e l’elaborazione di un set di dati storicamente determinato e dotato di sufficiente dettaglio, risulta sempre preliminare ad ogni intervento di pianificazione e gestione territoriale in campo ambientale. La catalogazione e la salvaguardia delle risorse naturali hanno richiesto l’assemblaggio e l’omogeneizzazione di strati informativi dotati di rigore geometrico e risoluzione qualitativa elevata; la domanda di supporti cartografici con tali prestazioni è in forte crescita in particolar modo per gli specialisti di settore che non considerano soddisfacenti le interpretazioni eseguite produttivamente dal fotogrammetra o dal “cartografo”. Le esperienze fatte risultano fortemente variegate per essere state svolte sia in collaborazione con produttori e fornitori di informazioni territoriali, sia con implementazione diretta di una base di dati fornendo assistenza di tipo cartografico ad un gruppo di esperti consulenti. In particolare quest’ultima attività ha fornito un’alta qualità della conoscenza a dimostrazione che la collaborazione cartografo/specialista è l’unica a garantire un’interpretazione a bassa percentuale di errore su un database geometrico correttamente strutturato e referenziato. In conclusione, un ringraziamento a quanti ci hanno consentito di partecipare a questo lavoro, primi fra tutti Regione Puglia e Provincia di Bari. Ma anche a coloro i quali hanno alimentato con conoscenze, esperte e comuni, questo studio. Abbiamo appreso molto. Speriamo che questo studio possa essere ugualmente utile ad altri.”