Una lettera aperta al Presidente della Regione sulla Delibera della G. R. n° 1622 del 30.10.2006 che costituisce un gravissimo attacco al nostro patrimonio ambientale.
La lettera è firmata da:
Coordinamento Provinciale Parco delle Gravine;
Coordinatore Provinciale di Taranto Legambiente;
Responsabile  Provinciale LIPU - Taranto;
Responsabile Provinciale WWF - Taranto;
Responsabile Provinciale Taranto Italia Nostra;
Centro Studi Torre di Nebbia Altamura.


On. Nichi VENDOLA


Oggetto:    Delibera della Giunta Regionale n° 1622 del 30.10.2006 – gravissimo attacco al nostro patrimonio ambientale.
      

    Sig. Presidente,

ci rivolgiamo a Lei ancora con fiducia, conoscendo la Sua sensibilità ambientale e la Sua pervicace azione a difesa dei valori della nostra terra: ma vogliamo senza indugi denunciare la inusitata gravità della Deliberazione in oggetto, approvata nella seduta del 30.10 (peraltro, in assenza sua e dell’Assessore competente) e pubblicata già sul BURP del 3.11 successivo con altrettanta strabiliante, quanto sospetta tempestività.  

Già l’oggetto della Deliberazione grida allo scandalo: “Presa d’atto del Decreto-Legge  n° 251 del 16 agosto 2006 e relativi adempimenti”.  Cioè, incredibilmente si approva una delibera di recepimento di un DL…  già decaduto per mancata conversione, com’è ampiamente noto e come risulta dalla pubblicazione della Informativa legislativa n. 85 del 1° settembre 2006 pubblicata sulla G.U. n. 24 del 18 ottobre 2006! Dunque,  funzionari e/o amministratori inetti o in malafede: l’un caso non è meno grave dell’altro, a Lei l’onere di accertarlo.

Ma la gravità di questo vero e proprio atto politico che getta una luce oscura sulla Regione, trasuda da ogni rigo della narrativa come del dispositivo.

In realtà, la delibera in maniera perversa è stata utilizzata come cavallo di troia per azzerare il sistema delle ZPS in Puglia ed eliminare questo pur minimo baluardo della sostenibilità, senza affrontare i veri obbiettivi del DL 251 che, come evidente già dal titolo del decreto “Disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica”,  erano ben altri:  rispondere, cioè, ad una procedura d'infrazione che la UE ha aperto contro l'Italia e anche contro la regione Puglia per mancato recepimento della direttiva uccelli 79/409, con  particolare riferimento all'uso illecito e irregolare del regime delle deroghe per la caccia alla specie protette.
La gravità di tale procedura d’infrazione la si ricava agevolmente dalla stessa premessa al decreto:

“…. Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinaria necessita' ed urgenza di superare, nel termine fissato di due mesi, le procedure di infrazione n. 2006/2131 e 2006/4043 promosse dalla Commissione europea, con pareri motivati del 28 giugno 2006, per incompleto e insufficiente recepimento ed errata attuazione della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 2 aprile 1979, da parte della normativa statale e regionale, nonche' le procedure di infrazione 2004/4926 e 2004/4242, che alla stessa data del 28 giugno 2006 hanno dato origine a ricorsi alla Corte di giustizia da parte della Commissione europea per contrasto della normativa delle regioni Veneto e Sardegna con le disposizioni della
citata direttiva 79/409/CEE; Ritenuta, altresi', la straordinaria necessita' ed urgenza di intervenire prima dell'imminente apertura della stagione venatoria 2006/2007 per evitare la non approvazione da parte della Commissione europea dei Programmi di sviluppo rurale, che comporterebbe
gravissimi danni per l'intero comparto agricolo nazionale;….”
Quello che viene contestato dalla UE alla nostra regione è la LR 16/2003 “ Aplicazione del regime di deroga ai sensi della legge 3 ottobre 2002, N. 221”, che praticamente rende stabile la caccia alla specie protette, laddove il regime di deroga (per definizione, eccezionale, ove non esistano altri strumenti di controllo) prevede, invece, un percorso completamente diverso di valutazione tecnico-scientifica dei danni che le specie apportano che devono essere provati.

La delibera 1622, non solo non risolve i problemi contestati dalla UE, con i conseguenti danni anche economici,   ma subdolamente annulla tutto il sistema delle ZPS, affermando  che tali sono solo le Oasi di Protezione indicate nel calendario venatorio vigente, già prorogato incautamente due volte anche da questa giunta.
E  QUI, LA GRAVITA’ DELL’ASSUNTO, RASENTA LA FATTISPECIE DEL FALSO IN ATTO PUBBLICO: l’incauto estensore dell’atto deliberativo, infatti, furbescamente fa discendere tale assunto da una pretesa quanto infondata necessità di “… dar seguito alle predette pronunce del TAR Puglia…”. Si tratta, in effetti, della Sentenza del TAR Puglia n° 664/2006 che si occupa di altra fattispecie; la competenza della G.R. in materia di approvazione e proroga del Piano Faunistico Venatorio e conseguenti provvedimenti regolamentari e che non contiene in alcuna parte l’affermazione della semplice coincidenza tra ZPS e Oasi di Protezione.
O forse si  pretenderebbe annullare con D.G.R il recente Decreto Ministero Ambiente 25 marzo n. 168 “Elenco delle zone di Protezione Speciali (ZPS), classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE”  che individua le ZPS?

Si aggiunga  che le Oasi di Protezione non rispondono assolutamente ai criteri previsti dalla direttiva UE 79/409 UCCELLI; esse sono state istituite esclusivamente per opportunità venatoria senza una analisi della presenza delle specie indicate negli allegati della Direttiva, basta dire che per gran parte sono coperte da oliveti e altre colture agrarie evitando scientemente le aree naturali più appetite dai cacciatori.  Inoltre, le oasi di protezione non sono immediatamente designate, dovendo fare lo stesso percorso attraverso il Ministero Ambiente e UE per essere vigenti.

Allora, Sig. Presidente, qui prodest?

Gli effetti sono sicuramente quelli di creare maggiore confusione su questi argomenti, cosa che non aiuta le politiche di conservazione. Il risultato di questa operazione é un marasma giuridico nel quale tutti possono credere quello che vogliono e non esistono regole certe e uguali per tutti: e di ciò sono certamente pronti ad approfittare le lobby dei “soliti noti” cacciatori, speculatori e spietratori.  Lobby che si aggiravano per i Palazzi della Regione (operazioni analoghe furono tentate col centro-destra) e, evidentemente, si aggirano ancora!

Siamo convinti che questo atto, se mantenuto in vita, porterà sicuramente all’apertura di una nuova procedura d’infrazione da parte della UE con le gravissime conseguenze innanzi richiamate.

Alla luce di quanto esposto, Le chiediamo:
-    l’immediata revoca, in autotutela, della Deliberazione in oggetto; in mancanza, ci vedremo costretti a rivolgerci al Giudice Amministrativo;
-    di voler procedere all’accertamento delle responsabilità di un tale atto ed all’adozione dei provvedimenti consequenziali;
-    alla riorganizzazione e “bonifica”  di settori così importanti per la vita dell’Ente, ma anche per la difesa dei nostri “beni comuni”.

Fiduciosi nel Suo intervento, distinti saluti.

Taranto 06.11.2006
                              

Coordinamento Provinciale Parco delle Gravine;
Coordinatore Provinciale di Taranto Legambiente;
Responsabile  Provinciale LIPU - Taranto;
Responsabile Provinciale WWF - Taranto;
Responsabile Provinciale Taranto Italia Nostra;
Centro Studi Torre di Nebbia Altamura.