Disponibilità: Si
Formato: 28x28
Immagini: 190 fotografie in bicromia bianco nero
Data di uscita: 2002
Autore: Luciano Montemurro (fotografie), Piero Castoro (testo)
Pagine: 96
ISBN: 9788895911052
Prezzo: 25,00

Il paesaggio che è protagonista di questo starordinario reportage è quello dell’Alta Murgia, un altopiano che si estende per più di centomila ettari nel cuore della Puglia e su cui solo nel più recente passato si è appuntata una particolare ma contraddittoria attenzione da parte di gruppi sociali, di amministratori pubblici e di studiosi. Tale attenzione, alimentata a fatica da un modesto arcipelago di sensibilità diverse, non è priva di tensioni, più o meno forti, come l’intera vicenda legata al progetto di costituzione di un parco nazionale, dimostra.

È all’interno di questo contesto che si è sviluppata la ricerca di Luciano Montemurro sull’Alta Murgia. Il suo lungo reportage fotografico, sviluppato nell’arco di un decennio, ha costruito un’immagine inedita di questo territorio, lontana dalla retorica compiaciuta o nostalgica del mondo agreste ma, soprattutto, tesa a scardinare un pregiudizio percettivo condiviso fino a ieri quasi senza alcuna riserva, non solo dal mondo quotidiano di senso comune. La ricerca, inoltre, scandisce quasi in tempo reale gli effetti indotti dai profondi cambiamenti che hanno investito l’Alta Murgia almeno a partire dagl’ultimi vent’anni, e che hanno determinato un processo di intensa modificazione sia delle componenti antropiche-insediative che di quelle fisico-naturali. Il repertorio fotografico che si è venuto pian piano costituendo, in stretta collaborazione con il Centro Studi Torre di Nebbia, rappresenta, anche per questo, un documento eccezionale.

La scelta del bianco e nero non risponde ad una mera esigenza estetica, tanto meno vuole rappresentare una sorta di espediente alchimistico per ricavare oro anche dalle forme più vistose di degrado. Essa piuttosto rivela una volontà di approfondimento e, insieme, di mise à distance  che solo può permettersi chi ha esperito a lungo, sul campo, una meticolosa osservazione delle metamorfosi di questo paesaggio.

Il lavoro, eseguito a tutto campo, con la stessa tecnica abituale di un camminatore generoso, disposto a percorrere in lungo e in largo le asperità del suolo in tutte le stagioni, si concentra sui grandi segmenti del territorio: il costone, che si erge sulla Fossa bradanica lungo il confine con la Lucania, la parte interna, la cosiddetta dorsale e, infine, l’area che degrada verso la pianura adriatica del nord-barese. Tre aree sottoposte ad una capillare e  attenta ricognizione.

Il ricorso, perciò, alle origini bicromatiche dell’arte fotografica vuole essere forse un tentativo di rendere più appariscente, persino all’occhio globalizzato o anonimo del nostro tempo, la visione di un mondo variamente ricco e articolato, in cui s’intreccia, ancora oggi, il rapporto, ora complementare ora oppositivo, tra l’uomo e la terra.